Fase 2: libera uscita all'ansia

Quattro Maggio. Data che verrà studiata nei libri di storia,
è stata accompagnata dallo stesso stato d'animo di quando si annulla l'abbonamento Netflix:
"Da ora, basta poltrire: nuova vita".
Con una mano sulla porta di ingresso e l'altra che si aggiusta i capelli...

..No merda, devo ri-lavarmi le mani: ricominciamo.

Finalmente per strada riscopriamo com'è camminare senza un cane al guinzaglio e cosa si nasconde oltre l'angolo del supermercato.
Non rimane che fare tutte quelle cose che aspettavano "la fine di sta quarantena"...
Aspetta, cosa?

Come ricominciare nella fase 2?

E' l'ora. Ricomincia il traffico, le corsette al parco, perfino la sessione!
Forse, non si è capito bene.
Togliersi il pigiama e passeggiare fuori dal quartiere trasforma automaticamente in un turista cinese,
sarà forse un nuovo virus?
Tutti a fotografare, ammirare estasiati e contemplare stradine e cieli che sono sempre stati lì.
Del nuovo Dpcm chiunque sembra esperto, ognuno a modo proprio.
"Congiunti" rimane un mistero ma quel che interessa ai fuorisede è:
- "Posso tornare dai miei congiunti?"
- "Posso scappare dai miei congiunti?"

Fase due per i tornati giù: una seconda maturità.

Bisogna ammetterlo, dopo i primi giorni, l'aria di casa sta stretta un po' a tutti.
Le settimane passano controbattendo alla mentalità da paesino, spiegando che la quarantena non è un optional e ricordando perchè si era scelto di partire.
Dopo anni che si tornava giù solo qualche settimana, tra amici e uscite, ritrovarsi bloccati in casa con mamma ha riportato il fuorisede agli anni delle medie.
I cartoni la mattina, il cibo sempre pronto, lamentarsi della noia e non pensare minimamente a domani.

Per fortuna, il lunedi di questa eterna domenica è arrivato, come una seconda maturità.
Ci si sveglia, il quattro maggio, con l'euforia di un nuovo inizio, che dura giusto il tempo di rendersi conto che.. non si è pronti: ansia.
Mesi passati a far nulla all'improvviso hanno delle conseguenze: kg in più, materie arretrate, portafogli vuoto.

Si è finiti per essere come i vestiti lasciati giù durante il trasloco: sono tuoi, ti piacciono, ma non fanno parte di chi vuoi essere una volta arrivato.
Con la primavera bisogna riscoprirsi: ma come?

La sessione non è d'aiuto. Per chi anche avesse i libri, manca la motivazione:
non c'è la scrivania adatta, una biblioteca dove concentrarsi, colleghi con cui confrontarsi.
Poi, diciamocelo, studiare per un esame che non si sa come e quando verrà dato.. non aiuta.

Serve ritrovare la consapevolezza che, paradossalmente, si aveva a 18 anni prima di partire. Quella faccia tosta di chi non è pronto, ma parte comunque.
Perchè la fase due è un po' un viaggio, da chi eravamo a chi scegliamo, di nuovo, di essere. Una seconda possibilità.

Fase due per i fuori sede rimasti al nord: cosa fare?

Come finisca il dpcm non importa. Si sono fermati tutti al:
"E' permesso il ritorno al domicilio".
Valige, zaini e telefonate di gioia. Finalmente la responsabilità dimostrata all'inizio viene ricompensata.
Ma, come ogni bocciatura inaspettata ci insegna, quando si è troppo convinti di potercela fare, qualcosa va storto.
E infatti: oltre le spese per mantenersi lontano da casa, l'affitto, le bollette..
potevano mancare i biglietti a prezzi stellari?

Ma non è una novità, e non saranno i soldi a frenare il ricongiungimento con il ragù di mamma! Forse..
Già da prima, non tutti riuscivano a permettersi il ritorno a casa: figurarsi ora dopo mesi senza lavoro e spese varie.
Molti si sono ritrovati a scegliere, di nuovo:

- Chi resta, ancora.
La nostalgia è forte, ma non basta. I mesi con se stessi, hanno portato la consapevolezza di potercela fare.
Tornare ora non è il massimo: polemiche, costi esorbitanti.. perfino la politica si mostra ostile.
E forse non c'è nemmeno la voglia di affrontare tutto ciò. La città adottiva ha accudito le paure e le ansia;
inoltre, non sapendo quando si potrà tornare, come si fa a partire?
Restare dove si è, permette di risparmiare su più fronti: salute, accuse di contagio, soldi..
dà sicurezza come ogni cosa già provata: alla fine abbiamo superato due mesi, che sarà mai rimanere qui per altri tre?

- Chi decide di tornare
Raccattando le buste regalo, dalla nascita al diploma, si è riusciti a prendere quel biglietto! Qualche jeans, un paio di magliette, zaino, mascherina e guanti: pronti per tornare a casa, dopo mesi.
All'arrivo, sembra un episodio di black mirror:
- si vuole abbracciare tutti, ma una vocina nella testa dice non farlo
- le stradine sono strane, vuote ma fin troppo piene
- casa è calorosa, rumorosa e piena come non siamo più abituati.
Finalmente si è felici, ci si lascia andare, dopo mesi. Si può tornare ad essere fragili e smettere di rassicurare tutti al telefono. Tuttavia, non tutti hanno potuto provare ciò il quattro maggio..

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L'ipocrisia del Paese: Musumeci, social e compaesani.

La stessa gente orgogliosa di chi restava su, mentre urlava ai propri figli di tornare a casa, oggi sbraita:
"che rimangano dove sono, o ci contageranno"
Si, perchè sono i fuori sede, dopo due mesi passati in una casa in affitto, a contagiarci..
non la cena con gli "affetti stabili".

Ironia a parte, come biasimarli: la paura e l'impotenza davanti una pandemia, colpiscono chiunque. Perfino i politici.
Non è passata inosservata, infatti, l'affermazione di Nello Musumeci, presidente della regione Sicilia, che impediva ai fuorisede siciliani di tornare a casa.
Decisione dettata dal senso di impotenza, che un rappresentante politico non dovrebbe far predominare.

Chi, fino a quel momento ha voluto preservare la sua regione, si ritrova abbandonato: rinnegato dalla propria terra.
Non c'è voluto molto, affinchè i fuori sede, sparsi per l'Italia, si siano fatti valere:
i social hanno dato voce, a chi da mesi si trovava bloccato, spesso senza sostegni, in attesa di poter tornare nel proprio posto sicuro.
Dopo una settimana, le reaction del popolo sono arrivate abbastanza in alto da essere ascoltate, ottenendo un retrofront da Musumeci.
Chissà come sarebbe andata se Nello avesse avuto un fratello o figlio al nord...

Ma, forse, non è una colpa solo della Sicilia o dell'Italia.
Si è notato, infatti, fin dai primi contagi, la tendeza a cercare un carnefice.
Dare la colpa ad altri, per la situazione in cui ci si trova, è il più elementare modo di reagire. Uomini in tutta la storia e ancora oggi, lo sfruttano per i propri scopi.
Ma qui, non c'è alcun estraneo da additare: sono i compagni del liceo, gli amici di tuo fratello, i nipoti della vicina..
Sono persone come lo sei tu, ora, in casa.
E se ci si preoccupasse più del proprio operato invece che di puntare il dito, affacciandosi alla finestra oggi ci sarebbero molte meno persone, e molta più umanità.


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